Con Proiezioni ribalti le prerogative che normalmente associamo all’ambiente interno e a quello esterno: cosa ti ha spinto a cambiare i connotati e le nostre aspettative riguardo una zona giorno/spazio pubblico e una zona notte/spazio per l’intimità?
L’installazione Proiezioni rappresenta la traduzione in progetto di una riflessione molto intima sulla mia interpretazione del tema personale-condiviso, dove il mio immaginario si traduce in linguaggio progettuale. Non esiste una traduzione della zona giorno come spazio pubblico e della zona notte come spazio per l’intimità. La stanza è una sorta di balcone aperto su cieli stellati che gioca con l’immaginazione e il ribaltamento di alcuni codici progettuali: la moquette color verde pallido tappezza il soffitto della stanza; a pavimento la moquette riveste una sorta di morbida balaustra che termina con un cordolo in travertino; una classica seduta da esterni (sdraio in legno pieghevole) è stata rivestita con un ricco velluto capitonné; l’illuminazione è ottenuta con due diffusori in foggia di ombrelli capovolti con ricchi dettagli in ottone; un cielo stellato apre gli orizzonti della stanza e genera riflessi infiniti.
I riferimenti sono molteplici: dal Le Corbusier “surrealista” dell’appartamento sugli Champs-Élysées ai palazzi seicenteschi affrescati come giardini, alla stanza da letto di Adolf Loos –progettata per se stesso e la moglie Lina –, trasformata dall’uso di materiali morbidi. Ho cercato di mettere in scena uno spazio onirico dove l’intimità domestica e rassicurante sconfina in un esterno stellato e infinito. I due mondi sono fluidi e complici ed entrambi giocano un ruolo fondamentale nella creazione del risultato finale.
Il tuo progetto interpreta il tema del personale/condiviso: come leggi il cambiamento in atto rispetto al tema del possesso e della condivisione nella società contemporanea? A tuo modo di vedere, quali sono i riflessi più interessanti sul tema della casa e del progetto?
Ho interpretato il tema personale/condiviso come il binomio tra interiorità, mondo inconscio personale, e mondo invece pubblico, collettivo, fatto di relazioni, confronto ed esposizione –anche mediatica. Non è quindi una questione di possesso di beni materiali, ma di personale come intimo e di condiviso come collettivo, appartenente a tutti, in senso simbolico prima che materiale.
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© photo-credit / Cristina Gallena Bohman